Adolescenza: problemi comportamentali

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Con “problemi comportamentali in adolescenza” solitamente ci si riferisce a comportamenti rischiosi o che compromettono relazioni e possibilità future dell’adolescente, come abuso alcolico frequente, fare sfide rischiose, comportamenti aggressivi o avere una condotta sessuale che espone ripetutamente a rischi per la salute.
Si tratta solitamente di comportamenti che infastidiscono, creano ansia nei genitori e che appaiono insensati all’adulto che li osserva.

Il primo sforzo di questo adulto, però, deve essere proprio quello di cercarne il senso.

Problemi comportamentali in adolescenza

Partendo dall’aspetto più superficiale, ma anche fondamentale, bisogna dire che questi comportamenti hanno una funzione di sfogo.
Questi comportamenti sono cioè un modo di gestire la tensione emotiva in un modo compatibile con una capacità di gestione delle emozioni non ancora sufficientemente solida.
Questa capacità

  • può avere a che fare sia con l’età in sé, cioè con il fatto che in adolescenza questa capacità di gestione delle emozioni è ancora in via di sviluppo,
  • ma anche con il fatto che difficoltà di natura emotiva possono compromettere la gestione delle emozioni, che vengono percepite come più “urgenti”.

È come se una parte di questa ricerca di uno “sfogo” fosse in parte fisiologica e in parte alimentata da specifiche esigenze emotive.

Una di queste esigenze che alimentano più di frequente i problemi comportamenti in adolescenza è la rivalutazione dell’immagine di sé da parte del ragazzo.
L’adolescente mette in pratica delle azioni allo scopo di sentirsi migliore, per costruire cioè la sua autostima.

Abusi alcolici anche importanti e l’uso di sostanze (soprattutto quelle a cui si attribuisce un significato ricreativo condiviso come la cannabis), quando si presentano all’interno di un gruppo di coetanei possono avere proprio la funzione di rassicurare quell’adolescente in merito alla propria immagine di sé come di qualcuno che non deve temere di avere niente di meno rispetto agli altri.
Questi “altri” a cui pensa l’adolescente non hanno caratteristiche qualsiasi, ma li considera forti e desiderabili.

Bere all’eccesso e fumare non è solo qualcosa che si fa per copiare gli altri, ma qualcosa che si avverte come un prerequisito, qualcosa di avvertito come un test dei propri limiti e che se non venisse fatto sarebbe un’infamante prova di una debolezza difficile da accettare.

Adolescenza: problemi comportamentali. Quando preoccuparsi?

Come è noto, esperienze simili sono comuni, inevitabili e anche utili in molti adolescenti. Anzi, oggi molti genitori se le aspettano e possono allarmarsi quando vedono che il figlio è “troppo calmo”.
All’estremo opposto, ci sono alcuni ragazzi per cui esperienze simili sembrano diventare il centro della propria vita emotiva, finendo per contribuire ad un’immagine particolarmente intransigente di sé:

O forte o morte (sociale, per lo meno).

Anche alcuni comportamenti rischiosi possono servire a costruire un’immagine simile di sé:

  • guidare ad alta velocità;
  • furti,
  • partecipare a sfide in cui si mette a repentaglio la propria salute;
  • condotte sessuali, spesso senza protezione, avvertite come prova da superare, più che piacere.

Si tratta di modi di essere che, fino a che tutto va bene, possono dare all’adolescente una sensazione di invincibilità, di superiorità rispetto agli altri, di non avere rivali.

Creare le condizioni adatte a sentire di non avere paura di niente allontana il pensiero delle proprie inevitabili fragilità.

Queste fragilità sono qualcosa che ciascun adolescente sente una certa urgenza di nascondere, proprio alla luce del fatto che vive un’età di incertezza e indeterminazione.
Certo, gli adolescenti che si dedicano più di frequente ad attività così problematiche spesso hanno un bisogno di ricerca di conferme del proprio valore particolarmente forte.

Questo tentativo di eliminare la percezione di fragilità si trova anche negli adolescenti che si comportano in modo aggressivo nei confronti degli altri:

  • Bullismo, comportamenti e linguaggio offensivo, sminuire e maltrattare gli altri, soprattutto i coetanei percepiti come inferiori sono comportamenti che hanno la funzione di magnificare le proprie qualità a spese degli altri, eliminando il più possibile i dubbi a proposito di se stessi.

È inevitabile che un adolescente (come qualsiasi persona!) si senta inferiore rispetto a qualcosa e qualcuno. Un atteggiamento arrogante e minaccioso può rappresentare un tentativo di “superare con la forza” queste debolezze.

Adolescenza, problemi comportamentali e famiglia

Quando l’aggressività e la violenza sono rivolte verso la famiglia il discorso è simile, ma solo per certi aspetti.
Se nel confronto con i coetanei sconfitti viene nutrita soprattutto la fantasia che, se si giocano le carte giuste, sarà possibile percepirsi come dei ragazzi vincenti, sarebbe terribile se lo stesso succedesse con i genitori. Con i genitori i ragazzi vogliono poter perdere lo scontro, in un certo senso.

L’aggressività nei loro confronti ha soprattutto lo scopo di sollecitare una risposta dissintona rispetto al proprio comportamento oltraggioso: l’adolescente può stuzzicare i genitori nella speranza di veder emergere la loro rassicurante autorità, la possibilità di affidarsi a loro per orientarsi nel mondo.
A volte, questo si mescola con il desiderio di punire i genitori per quella che l’adolescente percepisce come una loro disattenzione e incapacità di comprenderlo.

Davanti a queste situazioni complesse, può essere utile riuscire a fare un passo indietro proprio per vedere quali ragioni l’adolescente nasconde dietro ad un comportamento “errato”.
Spesso ci si accorge che in quell’adolescente spigoloso c’è uno spazio di discussione e pentimento, dei momenti in cui quell’adolescente si mostra dispiaciuto di come si comporta ed è disposto ad avere uno sguardo critico su di sé.

Può essere più disposto ad essere aiutato di quello che sembra: perché dovrebbe mettersi così tanto nei guai se non avesse bisogno di risolvere dei problemi?

Questi momenti possono diventare occasioni in cui i genitori possono sentirsi autorizzati a mostrarsi autorevoli, anche nel presentare al ragazzo quello che pensano che per favorire quel lavoro su di sé che potrebbe proprio sentire almeno un po’ il bisogno di fare.
Insomma, quando si riesce a parlarci si può anche fare appello a quella parte di lui che sembra in minoranza ma anche disposta a liberarsi dalle catene di un comportamento problematico.